Se l’Amazzonia siamo tutti noi

FSC Italia · 12 Settembre 2019
© NASA Goddard Space Flight Center

Amazzonia, Groenlandia, Siberia, Congo: da settimane le foreste del mondo sono in fiamme, mettendo a rischio biodiversità, mezzi di sussistenza di intere comunità e ponendo grossi interrogativi sul futuro del nostro Pianeta. La gestione attiva e responsabile di queste aree, unita a piani di sviluppo di lungo periodo, è il più potente strumento che abbiamo per salvaguardare questo patrimonio, per noi e per le generazioni future.

// Il contenuto originale di questo articolo è apparso sul sito di FSC Brazil.

Le foreste del mondo sono nuovamente al centro del dibattito di media, politici e della nostra società – sfortunatamente, non per buoni motivi. Nelle ultime settimane, il tema ha guadagnato ancora più forza, attirando l’attenzione del mondo intero. Per quanto contraddittorio possa sembrare, è stato il fumo a farci vedere cosa succede da tempo in Amazzonia: un’area dove raramente gli incendi sono spontanei e dove si brucia, il più delle volte, per ripulire porzioni di foresta.

L’Amazzonia è da sempre sotto i riflettori per l’importanza che ricopre come serbatoio di ossigeno e biodiversità, tanto da meritarsi il soprannome di “polmone verde”. La notizia sugli incendi è però esplosa a seguito della pubblicazione delle immagini di migliaia di roghi visibili dallo spazio (qui le foto dell’astronauta Luca Parmitano); poco tempo dopo, a 3.000 chilometri di distanza dalle aree interessate dal fuoco, il cielo di San Paolo è stato coperto da una nube nerastra che ha oscurato il sole. 

È vero che l’aumento del tasso di deforestazione è direttamente correlato al crescente numero delle queimadas, che non fanno altro che peggiorare una situazione di per sé critica: il Brasile ha già terreni aperti e degradati che possono essere lavorati grazie a nuove tecniche di impianto e tecnologie all’avanguardia, in perfetta interazione con l’ambiente circostante: le foreste sono indispensabili all’agricoltura e ai suoi processi in quanto giocano un ruolo essenziale nel ciclo dell’acqua, nella conservazione del suolo e nella protezione della biodiversità. Quello che manca sono il supporto e gli investimenti. Quello che manca è un piano di gestione della risorsa nell’interesse di tutti, e non solo di pochi.

Ma le foreste del Sudamerica – e di molte altre parti del mondo – sono in pericolo anche a causa delle miniere, della carne che mangiamo e di ciò che acquistiamo. Tutti sappiamo che i prodotti che troviamo nei negozi possono avere un grosso impatto su comunità, ambiente e mercato. Così può succedere che una risma di fogli, o una sedia, possano arrivare da filiere di cui si conosce poco o nulla (circa il 30% del legno disponibile nel mercato deriva da attività illegali). Ecco perchè, ancora una volta, la gestione forestale responsabile è necessaria per garantire la salvaguardia di queste aree, preservandole da attività illegali, e sostenere value chain rispettose dell’ambiente, socialmente utili ed economicamente sostenibili.

Ben oltre la produzione di legno e carta, la gestione certificata garantisce i servizi naturali forestali quali acqua, stoccaggio del carbonio e biodiversità, rispettando allo stesso tempo il ciclo naturale della foresta. Potente strumento economico, è in grado di cambiare i livelli di sviluppo economico e sociale di migliaia di persone che vivono nella foresta, o che dipendono da essa per la propria sussistenza. 

La difesa dell’Amazzonia, come di tutte le aree forestali del mondo, è dunque responsabilità di tutti noi: speriamo che, passato il fuoco, sia ora la volta della luce.

Chi siamo

FSC è un'organizzazione internazionale non governativa, indipendente e senza scopo di lucro, nata nel 1993 per promuovere la gestione responsabile di foreste e piantagioni.

Include tra i suoi membri ONG e gruppi ambientalisti, sociali, proprietari forestali, industrie che commerciano e lavorano il legno e la carta, gruppi della Grande Distribuzione Organizzata, ricercatori e tecnici, per un totale di quasi 900 membri.

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